Associazione Scelta di Cura in memoria di Luigia Tortora e Tommaso Pistoia
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Bazzoni: “La Regione si adoperi per portare in Emilia Romagna la cura Buzzi”
Il dottor Buzzi, le sue ricerche, il suo contributo alla lotta contro il cancro: che cosa farà la Regione perché non si perda un tale patrimonio? La risposta la chiede con un’interrogazione alla giunta di viale Aldo Moro il consigliere regionale del Pdl Gianguido Bazzoni.
Nell’interrogazione Bazzoni ricorda che “il dottor Silvio Buzzi è stato un neuropsichiatria molto noto a Ravenna, che per 40 anni si è dedicato a condurre a proprie spese e senza alcun tornaconto personale ricerche oncologiche.
Da un’intuizione casuale, agli inizi degli anni ’60, il dottor Buzzi ha iniziato a studiare il potenziale antineoplastico di una sostanza naturale, la Tossina difterica, sostituita in anni recenti da una versione del tutto priva di tossicità, il CRM197. La molecola, testata su centinaia di pazienti oncologici, per la maggior parte in stadio avanzato, si è dimostrata estremamente tollerabile e utile, con un’alta percentuale di risposte parziali e di risposte complete”.
“Recentemente – spiega il consigliere regionale – è emerso un secondo ed altrettanto importante possibile impiego di questa sostanza che è risultata molto utile nel trattamento della placca aterosclerotica, condizione che è alla base dell’infarto miocardico e dell’ictus”.
“Eppure, nonostante varie pubblicazioni su riviste prestigiose tra le quali Cancer Research (1973-74-82), Lancet (1974), Cancer Immunology Immunotherapy (2004), Therapy (2004-2007), i risultati ottenuti dal dottor Buzzi non sono stati presi seriamente in considerazione, né finché lui era in vita né successivamente. Nel 2007 un gruppo di scienziati giapponesi, dell’università di Osaka e di Fukoka, formato da medici, biologi e farmacologi e guidato dal professor Eisuke Mekada, riconosciuto come la massima autorità mondiale in campo di CRM197, è venuto in Italia per incontrare il dottor Buzzi; dal 2008 infatti in Giappone è in atto una sperimentazione con applicazione del CRM197 sul carcinoma ovarico, con risultati molto promettenti, alcuni dei quali già pubblicati”.
Bazzoni ripercorre poi le tappe della ricerca Buzzi in Italia dove “l’unico tentativo di sperimentazione è stato avviato nel 2007 all’ocarcinoma ovaricoi: di essa non si hanno notizie e sembra, da testimonianze raccolte dai pazienti dai familiari del dottor Buzzi, sia che questa sia andata avanti seguendo un protocollo differente da quello previsto o, peggio ancora, sia stata gestita in maniera improvvisata.
Nonostante questo – prosegue il consigliere – i familiari del dottor Buzzi hanno avviato, pur tra mille difficoltà, le procedure presso l’Istituto Superiore di Sanità per chiedere che sia valutato un protocollo che prevede la sperimentazione clinica del CRM197 su pazienti portatori di placca aterosclerotica, ora si è in attesa della disponibilità formale a concedere la sostanza da parte di Novartis, azienda farmaceutica che già lo produce per i vaccini”.
Con l’interrogazione il consigliere chiede alla giunta “come intenda interessarsi circa l’esito della sperimentazione avviata ad Empoli, quali risultati essa abbia dato, come sia stata seguita, se sia stata realizzata nel rispetto del relativo protocollo e se l’ospedale di Empoli sia ancora in possesso di dosi del CRM197.
Si chiede altresì se non ritenga che, essendo il dottor Buzzi cittadino ravennate e date le eccellenze che in tema di oncologia si vogliono sviluppare in Emilia Romagna, non sia opportuno che la Regione si adoperi per riportare nel nostro territorio una ricerca che ha già dimostrato di dare risultati promettenti, tanto che in Giappone è tuttora in corso la sperimentazione già avviata da due anni, dando così agli studi del dottor Buzzi il giusto riconoscimento, sia nella nostra regione che in Italia”.
(Fonte ravennanotizie.it)
Pubblicazioni scientifiche del Dott. Buzzi
*CANCER RESEARCH* anno 1974 *Cancer Immunity after Treatment of Ehrlich Tumor with Diphtheria Toxin*
Buzzi S. Diphtheria toxin in cancer therapy. Lancet I: 628-629, 1974 (letter).
Buzzi S, Baccini C, Bubboli D, et al. Phase I-II study of CRM197 administration to 50 advanced cancer patients. Proc AACR- NCI-EORTC Internat Conf , Washington, 1999.
*CANCER RESEARCH* anno 1982 *Diphtheria Toxin Treatment of Human Advanced Cancer*
* THERAPY * anno 2004 *CRM197 and cancer: effects of intratumoral administration*
altri Autori / other authors:
[Heparin-binding epidermal growth factor (HB-EGF): myth or reality?]
Scuderi R, Failla A.
Il Dott. Buzzi in Giappone
E’ Ufficiale !
Approvata in Giappone la Sperimentazione del CRM197 sull’uomo.
La PMDA (Pharmaceuticals and Medical Devices Agency) l’organizzazione governativa giapponese equivalente alla FDA americana riunitasi il 10 settembre a Tokyo ha approvato la sperimentazione del CRM197 (la parte non tossica della tossina difterica) su 18-20 persone affette da cancro ovarico già operate e sottoposte senza esito positivo alle chemioterapie convenzionali.
Alla seduta scientifica erano presenti 20 giudici del PMDA e 25 medici dell’equipe di ricerca di cui, per esplicito reiterato invito dell’equipe giapponese, ora fanno parte ufficialmente anche il dott. Silvio Buzzi e sua figlia, la dott.ssa Anna Maria Buzzi.
La decisione del via libera alla sperimentazione è stato dato dalla commissione dopo che il dott. Silvio Buzzi ha illustrato dettagliatamente i casi clinici di tre persone affette da diverse tipologie tumorali, evidenziando l’efficacia terapeutica dai dati raccolti prima e dopo il trattamento con il CRM197.
Il viaggio di Buzzi in Giappone fa seguito a quello compiuto lo scorso maggio da parte dell’equipe nipponica guidata dal prof. Eisuke Mekada (Department of Cell Biology Research Institute for Microbial Diseases Osaka University), dal dr.Shingo Miyamoto (Departments of Obstetrics and Gynecology, Kyushu University Fukuoka ) e dal dr.Kaoru Hosoi (Meiji Seika Kaisha, Ltd., Pharmaceutical Research Center – Department of Surgery, Kawasaki City Ida Hospital – Faculty of Pharmaceutical Sciences, Kanazawa University).
I ricercatori giapponesi, che avevano già testato le potenzialità della molecola sui topi trapiantati con tumori ovarici umani, riscontrando il blocco totale della crescita dei tumori, i dati di questa ricerca sono pubblicati su Cancer Research (vol.64: 5720-5727) – ora necessitavano del permesso del PMDA per passare alla sperimentazione sull’uomo.
Roma – Un équipe di scienziati giapponesi ha deciso di avviare la sperimentazione sull’uomo della cura anticancro messa a punto dal medico italiano Silvio Buzzi. Il medico ravennate, riferisce il “Quotidiano Nazionale”, ha infatti realizzato il Crm197, la versione non tossica del veleno elaborato dal batterio della difterite che ha dato risultati straordinari. La battaglia di Buzzi per sperimentare nel nostro Paese la sua cura va avanti da 30 anni e solo un anno e mezzo fa a Roma era stato dato l’ok per avviare la sperimentazione che parte ora, faticosamente, sottolinea il giornale, a Empoli.
Agli studiosi giapponesi, invece, sono stati necessari solo 4 mesi per verificare che valeva la pena investire soldi e tempo nella cura di Buzzi. In maggio, riferisce ancora il quotidiano, un équipe del Sol levante è venuta a Ravenna e la settimana scorsa ha convocato Buzzi a Tokyo dove 20 scienziati ‘giudici’, vedendo le cartelle cliniche presentate dal medico italiano, hanno subito dato l’ok alla sperimentazione. Il tutto fatto in 4 mesi.
Centinaia le cartelle cliniche in possesso di Buzzi che fino al 2003 ha trattato con il Crm197 oltre mille pazienti e nel 30% dei casi si è avuta una significativa riduzione del tumore, in tanti casi anche la guarigione. “Sono fortunato, non credevo di vedere più i frutti del mio lavoro” ha detto il medico ravennate al giornale.
Una laurea speciale
Si laureerà il prossimo 23 Luglio 2007, in Medicina e Chirurgia, presso l’Università di Catania Antonina Failla con una tesi intitolata “Fattore di crescita HB-EGF nell’aterosclerosi e nell’oncogenesi”.
Relatore sarà il Professor Rosario Scuderi del dipartimento di Medicina Interna A. Francavilla.
La notizia è che Antonina Failla firma la prima tesi in Italia che si occupa delle potenzialità antitumorali e antiplacca della molecola CRM197.
“HB-EGF”, anziché una sigla da guerre stellari, indica un temibile fattore di crescita biologica che pullula sulle cellule tumorali e su quelle della placca aterosclerotica. Infatti per entrambi i tipi di cellule HB-EGF è una sorta di lievito.
Non meraviglia, quindi, che scienziati giapponesi nel 2004 abbiano tentato di bloccare temporaneamente il malefico fattore di crescita usando CRM197, suo naturale antagonista (Cancer Research 64: 5720-5727, 2004). E nemmeno meraviglia che l’intenzione di colpire lo stesso bersaglio l’abbiano espressa con entusiasmo, nello stesso anno, scienziati americani della Harvard University (Cancer Research 64: 5283-5290, 2004).
Il blocco (e anche l’azzeramento) di HB-EGF nelle due patologie incriminate, come noto, e’ stato ottenuto, dal 1998 ad oggi, da un ricercatore italiano (Meeting AACR 1998, New Orleans, Cancer Immunol Immunother 53: 1041-1048, 2004, Therapy, 4: 293-298, 2007) il dr. Silvio Buzzi di Ravenna.
Cancro, il Giappone ci scippa la cura snobbata dal Ministro Turco
Da “Il Giornale” – 11 maggio 2007 – di Gabriele Villa
Ravenna – Saranno un bel diecimila chilometri. Metro più metro meno. E loro li hanno fatti, sono partiti da Osaka e da Fukuoka. Dal Giappone sono arrivati a Ravenna. A spese e per conto del governo di Tokio. Tre giorni di full immersion. Per imparare. «Loro» sono il professor Esuke Mekada, il dottor Shingo Miyamoto, il dottor Hosoi. Ricercatori e uomini di scienza che è difficile immaginare seduti come degli scolaretti ad ascoltare le parole di un medico italiano cui da trent’anni, in Italia, sbattono la porta in faccia solo perché ha avuto un’intuizione sorprendente che può aiutare a combattere il cancro. Quella del dottor Silvio Buzzi, 77 anni, neurologo di Ravenna, è una storia già nota ai lettori del nostro giornale. L’ha raccontata Stefano Lorenzetto, poi è stata abbozzata semiclandestinamente qua e là. Scampoli di buona stampa, sempre non richiesti, su un uomo che, nella sua vita, anziché inseguire popolarità e guadagno, dopo un’illuminazione avuta in sala operatoria quarant’anni fa (leggere il libro autobiografico il Talco sotto la Lampada – Edizioni Ares) ha invece inseguito a ritroso il percorso della tossina che provoca la difterite, arrivando ad accertarne la sua valenza antitumorale.
Una carta in più da giocare in una lotta che non ammette esitazioni. Un’opportunità legata alla fortuna e all’accoglienza, che finora non ha avuto, del Crm197, una replica della tossina difterica alla quale è stato sostituito l’unico aminoacido nocivo dei 535 che la compongono. Buzzi ha testato il Crm197 su 600 malati, casi descritti in uno studio pubblicato da Cancer Research nell’82, iniettando direttamente la tossina difterica. E su altri 400 la tossina bollita, atossica al pari del Crm197. Usando il Crm197 contro il cancro nel 30% dei casi ha ottenuto una riduzione del tumore: dal 50% fino alla completa guarigione. Anche se ha sempre ripetuto che il Crm197 «non è la vittoria sul cancro ma solo un contributo alla lotta». Le sue ricerche sono finite su Cancer Immunology e The Lancet e, fresco di stampa, anche su Therapy. Riviste che non sono fumetti. Fatto sta che il mite dottore, colpevole anche di non avere santi nel paradiso rosso della politica, tiene l’arma ma non le munizioni. Perché il ministero, l’Agenzia del farmaco, e anche la Novartis, che possiede la molecola-chiave, non se la sentono di tentare. Di concedergli anche una goccia di quella sostanza. Mica è il Viagra, il Cmr197, no? Dal 1997 al 2003 Buzzi ha dovuto pietire per averne 700 milligrammi. Poi più nulla. Pare di rileggere la vicenda di un tale professor Di Bella, trascinato a furor di popolo sui giornali, cui la Bindi fu costretta a tendere la mano ma che, appena ne ebbe occasione, si affrettò ad accompagnare all’uscita di servizio facendo archiviare la sua multiterapia con una sperimentazione maldestra, come accertarono carabinieri dei Nas e giudici. Perché se una autorevole delegazione di ricercatori e oncologi viene dal Giappone apposta per incontrare l’umile dottore italiano, il ministro della Salute Livia Turco non si degna nemmeno di ascoltare le sue richieste, guardarlo negli occhi e tastare il polso della sua ostinazione.
Convocato è stato convocato a Roma, il dottor Buzzi, ma solo per sentirsi ordinare, era il 19 aprile, nella sede dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ministero della Salute, di smetterla di strepitare per aver qualche fiala del suo benedetto Crm197. E di starsene lontano dai giornali, dagli ospedali e dalle aziende farmaceutiche che potrebbero aiutarlo. Autoeclissarsi, insomma. Allontanarsi persino dai malati di tumore che, stando così le cose, importante precisarlo, è perfettamente inutile che bussino alla sua porta. Anche se avrebbero il diritto di scegliere la terapia da seguire. E che, inferociti, urlano la loro rabbia on line nel sito www.crm197.it. Ma da ieri Buzzi si sta prendendo la sua più bella soddisfazione: ore e ore a parlare con la delegazione giapponese, affiancato dalla figlia Anna, pure neurologa.
Decine di sue ricerche sul tavolo, filmati, diapositive, disegni. E i nipponici che chiedono e annotano per fare un pieno di informazioni. «Perché a novembre – annuncia il dottor Shingo Miyamoto, oncologo ginecolocigo, esperto di biologia molecolare della Kyushu University di Fukuoka – proprio grazie all’esperienza raccolta dal dottor Buzzi, avvieremo un trattamento iniettando il Crm197 su 18 donne affette da carcinoma ovarico, una patologia che il derivato della tossina difterica ha già dimostrato di far regredire se non addirittura annientare».
E il team leader della delegazione, il professor Esuke Mekada, direttore del dipartimento di ricerche microbiologiche dell’Università di Osaka, allievo del professor Uchida che inventò il Crm197 ma lo sperimentò solo sulle cavie, aggiunge: «Non ci importa che il nostro collega sia isolato o boicottato, siamo qui per imparare e per invitare il dottor Buzzi in Giappone. Saremmo molto lieti che affiancasse la nostra attività di ricerca». Mekada e Miyamoto non hanno perso tempo e con la benedizione del governo giapponese hanno già brevettato l’uso del Crm197 come antitumorale. Sorride di soddisfazione il medico ravennate che sognava di diventare come il dottor Manson della Cittadella di Cronin. Per lui è una vittoria morale, certo. Ma per quest’Italietta popolata di presuntuosi supporter della chemioterapia è un’altra sconfitta.
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