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"Mentre un cliclo di chemio costa diverse centinaia di Euro, un trattamento con il CRM197 non costerebbe quasi niente, forse per questo è poco appetibile per le cause farmaceutiche. Senza contare che mentre la chemio distrugge anche le cellule sane, il CRM197 si basa sulla stimolazione del sistema immunitario."

(Anna Maria Buzzi)

Mi Fa Male Il Mondo

"Ma mi fa più male che il cancro sia il più grosso affare economico del secolo..." (Giorgio Gaber)

In Giappone tre università, col sostegno governativo, la stanno sperimentando dal 2008 con risultati incoraggianti, ma tutto è cominciato cinquant’anni fa in una piccola clinica della provincia romagnola: si tratta del CRM 197, una molecola che risulta efficace nella terapia antitumorale e nel trattamento della placca aterosclerotica. Il CRM197 è stato realizzato in Giappone dal prof. Uchida, ma è stato il medico ravennate Silvio Buzzi, in precedenza, a intuirne e sperimentarne, sugli animali e sull’uomo, le ignorate proprietà.

Il meccanismo per cui il CRM 197 esercita un effetto antitumorale è essenzialmente immunologico: la molecola, infatti, si lega ad un recettore spesso molto fitto sulle cellule tumorali (ma anche sulla placca aterosclerotica) e scatena così l’attivazione dei vari componenti del sistema immunitario, con un’azione distruttiva che finisce per colpire, oltre al bersaglio primitivo, anche il tessuto su cui questo si trova, che sia cellula tumorale o placca aterosclerotica.

Il dott. Silvio Buzzi, scomparso nel 2009, ha praticamente speso tutta la sua vita, le sue competenze e i suoi mezzi, potendo contare solo su laboratori occasionali da lui stesso allestiti e diretti, per offrire alla scienza medica e ai pazienti un farmaco completamente innovativo e di costi irrisori (e forse proprio per questo evitato dall’industria farmaceutica); purtroppo, le resistenze degli ambienti accademici e clinici italiani gli hanno impedito qualsiasi avallo istituzionale, nonostante alcune tra le più prestigiose riviste internazionali di medicina come Cancer Research, The Lancet, Cancer Immunology Immunotherapy, abbiano pubblicato le sue ricerche e sia stato nominato membro onorario della New York Academy of Sciences e dell’American Association for Cancer Research.

Per conservare, utilizzare e diffondere i dati raccolti in quasi quarant’anni di studi, per proseguire la ricerca, sia in campo oncologico, sia cardiovascolare e per ufficializzare la terapia con il CRM 197 attraverso trials clinici seri e monitorati, come sta avvenendo in Giappone e, infine, per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei reali problemi della ricerca scientifica, è stata creata la Fondazione Silvio Buzzi, i cui primi promotori sono stati i figli del medico ravennate, che ne stanno portando avanti il progetto scientifico e terapeutico.

La travagliata e allo stesso tempo esaltante storia di questa scoperta è stata poi raccontata, come in un avvincente romanzo d’avventura, dal Buzzi stesso in Il talco sotto la lampada – storia di un medico & della tossina che combatte i tumori. Nella prefazione Luigi Bazzoli, che ha diretto per tre lustri l’inserto Medicina e Salute del Corriere della Sera, così presenta il libro: “Il talco sotto la lampada dovrebbe entrare di diritto nei testi di insegnamento universitario e tutti i giovani laureandi dovrebbero prenderlo come modello teorico e pratico di quella difficile, ma esaltante avventura dello spirito che spinge l’uomo a cercare una verità. E’ anche un libro di formazione, di quelli che insegnano la difficile arte di stare al mondo …”.

Tutto cominciò in una clinica privata ravennate, dove Buzzi, come aiuto chirurgo, colpito dal temporaneo miglioramento di alcuni pazienti oncologici sottoposti a un semplice intervento esplorativo, ne cercò la spiegazione. Durante uno di questi, il chirurgo aveva fatto volare il talco dei guanti di gomma che stava indossando sotto la lampada operatoria; queste particelle avrebbero potuto cadere nel campo operatorio veicolando germi di varia natura, ma il riscontro positivo precedentemente costatato, fece balenare al medico l’intuizione che i germi invasori potessero nuocere invece al tumore dei pazienti operati, più che alle parti sane dell’organismo.

Restava però da scoprire la natura degli eventuali germi benefici e poco più tardi, dopo aver affrontato un caso di difterite, ci si rese conto di quanto violenta potesse essere l’azione della tossina difterica e Silvio Buzzi si chiese se non fosse proprio un veleno così potente a causare un danno importante anche ad una massa tumorale. Furono poi gli studi successivi, prima in vitro, poi in vivo, a dimostrare la fondatezza di quell’intuizione. Da qui iniziò la battaglia per trovare appoggi a livello accademico e istituzionale, Buzzi bussò alla porta di organizzazioni politiche, sindacali, religiose, ma invano. Un muro di gomma lo respinse totalmente e nonostante i riconoscimenti internazionali conseguiti, non gli rimase che fare tutto da solo: “Disponevo di un piccolo laboratorio privato, di tossina da convertire in vaccino, di familiari in grado di darmi una mano, i due figli maggiori erano medici; la figlia minore e la moglie esperte di matematica per l’elaborazione statistica. Cosa potevo desiderare di più? Ero libero e avevo in testa un progetto …”.

Purtroppo, ancora una volta la maledizione del “muro di gomma” lo costrinse a desistere: per anni e anni non aveva avuto una vita privata, tutto compreso nella sua straordinaria scoperta e assillato da tanti pazienti che chiedevano disperatamente aiuto e nell’impossibilità di avere il vaccino per tutti. In più, l’indifferenza e l’ostracismo di istituzioni e media: “Avrei dovuto agganciarmi a un ambiente universitario con dedizione… mi avrebbe giovato curare di più la vita sociale, i rapporti importanti. Per contro mi ero dato a un isolamento noncurante e orgoglioso. Anche i partiti politici sarebbero stati una ruota da ungere e utilizzare. In Italia, quando ero un giovane medico, la politica aveva chiavi per tutte le porte… però avevo sempre respinto anche il solo pensiero con ripugnanza. I giornali, usati correttamente, potevano fungere da portavoce… ma la stampa l’avevo volutamente ignorata per non suscitare lusinghe nella povera gente… ”.

Sfiduciato ormai nella possibilità di poter avviare una sperimentazione istituzionalizzata, Silvio Buzzi volle allora ripercorrere la lunga storia della sua ricerca in un libro-pamphlet, Storia di una ricerca privata, del 1996, poi riedito e aggiornato per le edizioni Ares col titolo di Il talco sotto la lampada. Ma, improvvisamente, nel 2005, ecco una e-mail dal Giappone, dove uno degli allievi del promotore della CRM197 nel paese asiatico, il dott. Esuke Makeda, proponeva di unire le due ricerche, facendo particolare tesoro dell’esperienza positiva del farmaco sugli uomini, che fino a quel momento solo il medico romagnolo aveva sperimentato.

“Con una svolta improvvisa, qualcuno ci schiudeva la porta, ma, nel contempo, in qualche modo, ci diseredava. Capivamo di aver finalmente concluso la prima, estenuante frazione di una staffetta e che il testimone stava passando in ottime mani. Ma, se da un lato ci rallegrava l’aver sudato per una buona ragione, dall’altro ci affliggeva che la noncuranza del nostro paese ci costringesse a consegnare l’idea a stranieri che avevano sudato assai meno di noi ma, in compenso, disponevano a piacimento dei mezzi per svilupparla compiutamente… ”.

In calce al sito della Fondazione Buzzi troviamo questo appassionato appello, rivolto a tutti quelli che credono in una ricerca rigorosa e “pulita”: “Se credi che non tutti i possibili itinerari della scienza siano già stati tracciati, se credi che la ricerca debba essere libera da pregiudizi e non monopolio delle multinazionali del farmaco, se credi che ogni persona sia libera di scegliere il proprio percorso di cura, hai tutto il diritto di indignarti per le cose che vedi, ma hai anche l’obbligo di trovare il coraggio di cambiarle”.

>>> Fonte: Giovanni Zaccherini – Wall Street International

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Articolo del Resto del Carlino del 15 novembre 2011

posted by admin
sabato, dicembre 10, 2011

Dopo il Convegno della Fondazione del 24 Settembre, Il Resto del Carlino intervista Anna Maria, Silvia e Giorgio Buzzi sulla sperimentazione giapponese, sulle sue modalità e sui suoi promettenti risultati.

Scarica qui il PDF dell’articolo

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fanpage.it intervista Anna, Silvia e Giorgio Buzzi

posted by admin
martedì, ottobre 18, 2011

[…] è il dottor Silvio Buzzi, scomparso nel 2009, che aveva fatto nascere grandi speranze con la sua scoperta del ruolo antitumorale del CRM197, un mutante innocuo della tossina che provoca la difterite. Dopo diversi studi pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali, era calato il silenzio. In Italia, un trial clinico non è mai partito. Ora, la Fondazione Silvio Buzzi, nata per proseguire la lotta del neurologo che si riscoprì oncologo “per caso”, sta monitorando un trial clinico che, dopo una prima fase conclusa con successo, entrerà nel vivo nel 2012 in Giappone. Sull’argomento abbiamo intervistato i responsabili della Fondazione, la moglie e i figli del medico ravennate: Anna, Silvia e Giorgio Buzzi.

Potete spiegarci in sintesi in cosa consiste la scoperta del dott. Silvio Buzzi e in cosa differisce dalle attuali terapie antitumorali?

La scoperta del dott. Silvio Buzzi e gli studi che ne rappresentano l’applicazione rappresentano un caso molto atipico nella medicina moderna: pur essendosi svolti infatti a proprie spese e con mezzi modestissimi sono stati pubblicati dalle più autorevoli riviste mediche internazionali come Cancer Research, The Lancet ( la “Bibbia” del mondo medico), Cancer Immunology Immunotherapy, Therapy: sono riviste che accolgono quasi esclusivamente lavori multicentrici, frutto di collaborazioni tra grandi strutture e che si vantano di pubblicare a malapena il 10% dei lavori che ricevono.

La Tossina Difterica è un potente veleno prodotto in certe condizioni dal Corynebacterium Diphtheriae. La molecola è formata da due componenti: sub unità A (che blocca la sintesi delle proteine nei mammiferi, ed è quindi responsabile della tossicità) e sub unità B (che consente l’aggancio della molecola alla cellula attaccata, ed è responsabile della risposta che il sistema immunitario dà a questa “aggressione”).

Silvio Buzzi ha intuito e dimostrato il possibile ruolo antitumorale della Tossina Difterica. In un secondo momento, è stato in grado di individuare nella sola componente B – non tossica – della molecola la sede di questa potenzialità antitumorale, che risulta dunque del tutto svincolata da ogni tossicità.

Nei suoi studi ha quindi utilizzato tossina detossificata con l’ebollizione (il calore inattiva la componente tossica, mentre lascia intatta quella immunostimolante), successivamente sostituita da CRM197 (un mutante atossico della Tossina Difterica).

E’ interessante che il CRM197 e la Tossina Difterica hanno un loro recettore naturale presente sulla maggior parte delle cellule umane, ma molto più concentrato sulle cellule tumorali. La successione di eventi immunologici che seguono l’aggancio della molecola al suo recettore sarà quindi molto specifica nei confronti delle cellule tumorali, senza danno per quelle sane.

Le differenze rispetto alle attuali terapie antitumorali sono 2:

  • Si tratta di una terapia immunologica, che induce l’organismo a reagire al tumore sfruttando armi proprie; non si fa ricorso a molecole che aggrediscono la massa (e, inevitabilmente, tutti i tessuti più vitali) con un meccanismo squisitamente distruttivo;
  • Si tratta di una terapia molto poco artificiosa, perché il contatto CRM197-cellula tumorale non richiede trasportatori (carriers) o procedure macchinose, dato che la molecola ha per natura un tropismo particolare per le cellule tumorali, legato alla loro ricchezza del recettore specifico destinato ad agganciarla.

Silvio Buzzi non era un oncologo, ma un neurologo e psichiatra che fece le sue ricerche in totale autonomia. Nel suo libro Il talco sotto la lampada domandava provocatoriamente: “La comunità scientifica, che si dichiara sensibile al miglioramento della vita dell’uomo, che cura la rapida diffusione dell’informazione nel mondo, che si dice libera dai pregiudizi, avrà orecchi per intendere una flebile voce che chiama fuori dal coro?”. Sono stati i pregiudizi a ostacolare le ricerche del dottor Buzzi?

Sicuramente in parte sì. Se da una parte è comprensibile lo scetticismo nei confronti di un’idea nata in ambito non istituzionale (la ricerca scientifica richiede il massimo rigore e la massima sicurezza, requisiti più facili per una grande struttura), quando lo scetticismo è tale da negare ad un ricercatore indipendente la possibilità che le sue idee vengano non accolte, ma messe alla prova, diventa pregiudizio. Recentemente il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, in apertura dei lavori di una conferenza sugli sviluppi delle ricerche di Silvio Buzzi sul CRM197, si è espresso così: “Il pregiudizio è figlio dell’ignoranza, e l’ignoranza è scelta di comodo; il giudizio è figlio della conoscenza, e la conoscenza è faticosa”.

Perché in Italia non si è mai avviata una sperimentazione del CRM197 seguendo le indicazioni di Buzzi?

L’unica sperimentazione avviata in Italia con CRM197, come molti sanno, è partita all’Ospedale di Empoli nel 2007 sotto la guida del dottor Gianmaria Fiorentini; non è stata fatta seguendo le indicazioni di Buzzi, né per dosi, né per tempistica, né per scelta dei pazienti. Si ignorano le ragioni per quali non è stato seguito il protocollo del dottor Buzzi, di cui peraltro il dottor Fiorentini era stato fornito.

In Giappone la sperimentazione è iniziata nel 2008. Vorrei ricordare che il trial giapponese è sostenuto da 3 delle principali Università giapponesi e dal Governo, ed ha ottenuto l’approvazione solo dopo che Silvio Buzzi, convocato dal professor Eisuke Mekada, ha esposto i suoi studi ed i risultati dei suoi trials davanti alla commissione di esperti della PMDA, massima autorità nipponica nel campo della ricerca medica e farmacologica. La sperimentazione è giunta al termine della fase 1, quella che ha come obiettivo quello di accertare la sicurezza della molecola. L’obiettivo è stato pienamente raggiunto ed è stata pertanto data già autorizzazione alla fase 2, quella che deve dimostrare l’efficacia, che partirà nel 2012. Anche se non cercati, già nella fase 1 si sono comunque avuti alcuni indizi di efficacia (in termini di riduzione della massa tumorale, di calo del marker tumorale specifico e di miglioramenti di segni clinici, quali ad es. ascite e astenia).

La cura del dott. Buzzi è un vaccino, non un chemioterapico. Qual è il parere della Fondazione Buzzi sull’efficacia della radio e chemioterapia nel prolungamento dell’aspettativa di vita dei malati di tumore?

Silvio Buzzi ha sempre sottolineato che la sua non è “la cura”, ma un possibile contributo alla lotta contro i tumori. I dati dei suoi trials, pubblicati sulle massime riviste internazionali in materia, mostrano comunque una percentuale di risposte (tra complete e parziali) di poco inferiore al 50%.

Sull’ allungamento dell’aspettativa di vita legato alle terapie convenzionali esistono precise statistiche. Quello che ci sentiamo di rimarcare è la differenza nella qualità della vita consentita dai due trattamenti: il CRM197, data proprio la sua elevata specificità per le cellule malate, è quasi privo di effetti collaterali.

La ricerca scientifica, dagli inizi del Novecento a oggi, è diventata sempre più complessa: per conquistare le nuove frontiere della scienza sono oggi necessari milioni di euro di investimenti, grandi laboratori e un personale numeroso. C’è ancora spazio per quella che Buzzi definì “una ricerca scientifica fatta in casa e finanziata di tasca propria”?

No, non c’è più spazio per quel tipo di ricerca ed è forse giusto che oggi sia così, affinchè anche gli studi medici siano conformi agli elevati standard di accuratezza rigore e sicurezza a cui si ispira il progresso in ogni ambito della scienza e della tecnologia.

Quello che però deve essere ancora consentito anche “in casa” e senza appoggi è la possibilità di avere un’idea, altrimenti corriamo il rischio di sperimentazioni inattaccabili da un punto di vista formale, ma non sostenute da un’idea innovativa.

Tornano alla memoria le parole di Iohn Wu, su The Lancet (vol. 366, 2005): “Se il primo obiettivo della ricerca deve essere il più assoluto rigore procedurale, dove andranno a finire le idee nuove?”

(Fonte: fanpage.it)

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Filmato integrale del convegno tenuto dalla Fondazione Silvio Buzzi lo scorso 24 settembre presso la Sala Cavalcoli della camera di Commercio di Ravenna.
Il convegno dal titolo “CRM197 Tra Oriente e Occidente: in Italia la Fondazione, in Giappone la sperimentazione” si è svolto a quattro anni dal primo (tenutosi a Ravenna nell’ottobre 2007), che faceva il punto della situazione dopo che il Dott. Silvio Buzzi era stato invitato a Tokyo dai colleghi giapponesi, e ha avuto innanzitutto l’obiettivo di continuare a condurre puntuali momenti di aggiornamento, corrispondendo a un impegno di informazione dell’opinione pubblica che la Fondazione ha preso e intende assolvere.
Il Dott. Giorgio Buzzi ha relazionato in merito all’applicazione del Crm197 in campo oncologico, mentre la Dottoressa Anna Maria Buzzi ha esposto in merito alle applicazioni in campo cardiologico concludendo poi con i risultati della sperimentazione attualmente in corso in Giappone che sono stati illustrati dai Dottori Mekada e Miyamoto.
E’ intervenuto anche il Dott. Ahmed Sohail della casa farmaceutica Novartis.
Presenti il Sindaco di Ravenna e altre personalità mediche e istituzionali.

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24/09/2011 – Quella del Dott. Silvio Buzzi è una storia tristemente italica. Il nome di Buzzi era legato al Crm197, un derivato della tossina difterica in grado, secondo le sue analisi, di bloccare l’avanzata di determinati tipi di tumore, e in alcuni casi di farli scomparire. Le ricerche del ravennate, iniziate oltre trent’anni fa lontano dai tradizionali circuiti accademici, erano state pubblicate su riviste scientifiche internazionali come “The Lancet”, “Cancer Research”, “Cancer Immunology Immunotherapy e Therapy”, “American Association for Cancer Research”. Chi lo ha conosciuto lo descrive un gentiluomo d’altri tempi, il Dott. Buzzi. La sua scoperta risale al 1970, e prima di diventare una celebrità italiana, sulla scia però delle scoperte del Prof. Di Bella, lo era dovuto diventare all’estero, come in Giappone, dove lo veneravano. Molta gente è riuscita a guarire grazie alla sua scoperta e questo anche in Italia, fino a che improvvisamente qualcuno ha stoppato i test, si perché il nostro paese è sempre molto ingeneroso con chi merita onori…e viceversa…Lui non aveva minimamente battuto ciglio, rifiutandosi persino di brevettare la molecola che aveva scoperto, rinunciando a una montagna di soldi. La famiglia Buzzi ha dato vita alla Fondazione Silvio Buzzi che oggi, con enorme successo, donando speranza a milioni di malati, continua le proprie ricerche in Giappone, con sperimentazioni e studi all’avanguardia.

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La Fondazione Silvio Buzzi organizza per il 24 settembre 2011 il convegno:

CRM197

Tra Oriente e Occidente

In Italia la Fondazione

In Giappone la sperimentazione

L’incontro si terrà a partire dalle ore 10 presso la Sala Cavalcoli della Camera di Commercio di Ravenna in Viale farini 14.

L’iniziativa è dedicata alla cittadinanza, agli addetti ai lavori del mondo della sanità, ai medici di base, agli amministratori locali, ai mezzi di comunicazione.
L’evento si svolge a quattro anni dal primo (svoltosi a Ravenna nell’ottobre 2007), che faceva il punto della situazione dopo che il Dott. Silvio Buzzi era stato invitato a Tokyo dai colleghi giapponesi, e ha innanzitutto l’obiettivo di continuare a condurre puntuali momenti di aggiornamento, corrispondendo a un impegno di informazione dell’opinione pubblica che la Fondazione ha preso e intende assolvere.

Il Dott. Giorgio Buzzi relazionerà in merito all’applicazione del Crm197 in campo oncologico, mentre la Dottoressa Anna Maria Buzzi esporrà in merito alle applicazioni in campo cardiologico concludendo poi con i risultati della sperimentazione attualmente in corso in Giappone.

Interverrà anche il Dott. Ahmed Sohail della casa farmaceutica Novartis.

Saranno presenti il Sindaco di Ravenna e altre personalità mediche e istituzionali.

Scarica il programma del convegno

Scarica la locandina

Thomas Pistoia

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Assemblea della Fondazione del 28/04/2011

posted by admin
mercoledì, maggio 4, 2011

Il 28 Aprile, presso il Beach Resort di Punta Marina, si è riunita l’assemblea della Fondazione Silvio Buzzi.

Alla presenza della quasi totalità dei soci fondatori e sostenitori è stato presentato e approvato il bilancio consuntivo del 2010 ed è stata poi illustrata la panoramica dei progetti in programma per il 2011.

Per quanto riguarda l’applicazione del CRM197 in ambito cardiovascolare, si è illustrata la prospettiva di iniziare a breve il trial clinico (su protocollo già presentato dal Dott. Silvio Buzzi all’ISS nell’aprile 2009), in collaborazione con l’Ospedale Accreditato Casa di Cura San Francesco di Ravenna e con l’Ospedale Rodolico di Catania.

Per quanto riguarda il risveglio in Italia dell’interesse per l’applicazione oncologica, si sta organizzando una conferenza nazionale (da tenere a Ravenna in data 24/09/11) in cui si prevede di:

1) presentare la molecola, la sua sicurezza ed il suo attuale impiego nei vaccini ( Dr. Solhail, Novartis, Siena)

2) presentare i possibili impieghi terapeutici innovativi in ambito cardiovascolare ed in ambito oncologico anche tramite la casistica raccolta dal Dr. Silvio Buzzi

3) Illustrare gli incoraggianti risultati ottenuti fino ad ora dai colleghi giapponesi nel loro trial sul carcinoma ovarico avanzato, dati presentati dai professori Mekada e Miyamoto delle Università di Fukuoka e Osaka che interverrebbero in prima persona.

Questa tappa rappresenterebbe per loro un ritorno alla partenza visto che, proprio nel 2007, a Ravenna, Mekada e Miyamoto incontrarono Silvio Buzzi e conobbero più approfonditamente le sue esperienze con il Crm197 in oncologia; successivamente, il Dottore li raggiunse in Giappone per agevolarli nell’ottenere l’approvazione dal Ministero della Salute per il loro trial (approvazione in passato negata e, alla presenza di Buzzi nel settembre 2007, concessa).
Il progetto ha ottenuto molto successo ed interesse, per cui molti soci si sono impegnati a cercare contatti per meglio pubblicizzare l’evento e per farlo anche uscire dai confini di Ravenna, cercando sponsor disposti a finanziare le spese (in parte coperte dalla Camera di Commercio di Ravenna che mette a disposizione anche la bella e spaziosa Sala Cavalcoli).

Dott.ssa Anna Buzzi

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